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Sono un imprenditore nella logistica: la mia famiglia se ne occupa da tre generazioni. Sono il vicepresidente dell’Unione degli Industriali napoletani delegato alle politiche in supporto dell’economia del mare.
Il nostro Gruppo contribuisce convintamente alla divulgazione della testimonianza di Siani “giornalista sociale”, del suo sacrificio ma soprattutto del suo lavoro, perché esso possa ispirare oggi i giovani a scegliere una vita di impegno civile e concreta attenzione alla legalità e ai diritti.
Ed è per questa ragione che Temi SpA, l’azienda che presiedo, sostiene convintamente il volume prodotto dal Il Mattino, in ricordo del suo cronista ucciso trentasei anni fa.
Siani è stato ucciso da un contesto che gli sopravvive ben oltre i confini della sua Torre Annunziata.
Negli articoli di Giancarlo Siani vi sono passaggi dove Egli aveva individuato il ruolo cruciale che, a Torre Annunziata, avrebbe dovuto ricoprire il porto. Il mare è un vantaggio: al crimine organizzato non sfuggì questa verità imprescindibile.
Ma il mare poteva e doveva essere un vantaggio per la parte sana di Torre Annunziata. Siani rilevava, agli inizi del 1984, quanto il porto di Torre Annunziata fosse penalizzato dalla pessima viabilità d’accesso, che condannava lo scalo a perdere commesse di traffico merci containerizzate. Il giovane cronista già rilevava nell’arretratezza infrastrutturale dello scalo vesuviano una precipua ragione di degrado: economico, occupazionale, sociale. Secondo il cronista era prioritario per la città, ridotta a un fatiscente retroporto di camorra, riprendersi il proprio porto.
La risorsa mare, lo sviluppo del territorio e la qualità della vita, il futuro dei giovani. Leggendo Giancarlo individuiamo senza sforzo almeno tre dei leitmotiv della sua preziosa denuncia. A Napoli, la nuova Amministrazione avrà più di una possibilità di realizzare le priorità dettate da Siani: ai nostri giorni, legalità e sviluppo fanno rima con sostenibilità ambientale e sociale.
Prima di tutto, la tara delle carenze di infrastrutture della logistica e della connettività: precondizione essenziale dello sviluppo. Il progetto per la realizzazione di una Porta Est prevederebbe l’efficientamento dell’intermodalità: l’ingresso orientale della città sarebbe decongestionato, nell’area della Stazione Centrale, grazie al più ottimizzato interscambio tra le linee ex-circumvesuviane con quelle di RFI e di Metropolitana di Napoli; dalla autostrada A3 sarebbe possibile accedere direttamente a un nuovo parcheggio interrato e al Centro Direzionale. Tuttavia, sembrano restare fuori da questo progetto le connessioni con il porto e l’aeroporto. Come dialogherà dunque Napoli Porta Est con lo scalo aereo e, soprattutto, con quello marittimo del Capoluogo, che invoca una rivoluzione dell’accessibilità per potere finalmente decongestionare l’entrata e l’uscita degli automezzi.
Nel 1984, quando Siani auspicava, dalle colonne de Il Mattino, che il porto di Torre Annunziata fosse liberato dalla gabbia di ponti della ferrovia, gli scali marittimi italiani non erano ancora raggruppati sotto il controllo delle sedici Autorità di Sistema Portuale, col compito di indirizzare e coordinare i porti di uno stesso territorio. Torre Annunziata ha già espresso ultimamente con una delibera la richiesta di potere entrare a far parte dell’Adsp del Mar Tirreno Centrale, che controlla i porti di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia. Nell’ottica di favorire lo sviluppo di un autentico sistema mare, ma pure di rafforzare l’identità di Napoli città metropolitana di mare, è necessario a mio parere che anche altri porti minori della contigua provincia partenopea siano presi in carico dall’Autorità: penso a Pozzuoli, scalo complementare e integrativo al traffico passeggeri da e verso il Capoluogo.
La dignità e la sostenibilità della Città Metropolitana passano dunque per il mare, così come sarebbe passata per il mare la speranza della Torre Annunziata di Giancarlo. Penso in particolare a Napoli Est. Immaginiamo il nuovo Porto di Napoli: a Levante si concentrerebbe il traffico commerciale, con un auspicabile collegamento via ferro con gli Interporti esistenti .Nell’area monumentale a Ovest lo sviluppo delle attività turistiche.
Al nuovo Primo Cittadino il compito di ascoltare i territori, trovare le soluzioni e compulsare Regione e Governo per ottenerne tale implementazione. Napoli Est, come la Torre Annunziata raccontata da Giancarlo, domanda il riscatto dalla pluridecennale condizione di fatiscente retroporto nel quale il malaffare trova il suo brodo di coltura.